Liberalismo e '900

In una importante intervista Gennaro Sasso tratta di alcuni aspetti di rilievo del liberalismo del 900, segnatamente di quello di Benedetto Croce. Lo definisce "metapolitico", ma oggi si direbbe anti-politico, nel senso che immagina una politica senza partiti, senza istituzioni, senza organizzazione e partecipazione popolare.


Una versione aggiornata di quello che è stato il liberalismo storico italiano dall''800 ad oggi: elitista, anti-partitico, sostanzialmente antidemocratico. Sasso rimarca soprattutto il carattere anti-istituzionale di questo liberalismo e lo attribuisce alla tradizione che addirittura da Tacito a Machiavelli, a Marx punta tutto sulla "energeia", sul dinamismo, sulla spontaneità dei progressi, e non sulle sue (necessarie, in prospettiva democratica) concrezioni appunto istituzionali.
Tanta parte della debolezza teorica e non solo della democrazia viene da questa tradizione, da questo liberalismo.
Sasso ricorda anche la polemica che oppose Croce all'azionismo degli anni '40, cioè ad un liberalismo che si proponeva come 'rivoluzionario' (rifacendosi alla lezione di Gobetti). E' però da dubitarsi che i medesimi elementi di antipolitica e antidemocrazia non animassero l'esperienza del Partito d'azione dell'immediato secondo dopoguerra. Non a caso quell'esperienza si interruppe presto. E sulla scena rimasero solo i grandi partiti democratici di massa: comunisti, socialisti, democristiani (e azionisti 'di governo' come La Malfa).

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