Ancora sulla classe dirigente

Massimo Cacciari interviene nella discussione su elite e popolo ripresa dopo che la maggioranza del popolo inglese si è pronunciata contro la permanenza nella beneamata, dalla elite, Europa.
Sostiene che soprattutto dopo il 1945 le elite si sono a lungo distinte secondo la faglia destra-sinistra, comunque su progetti distinti, se non alternativi. Ma aggiunge anche che le elezioni selezionavano allora "i migliori" presenti in tutti i partiti politici di massa in competizione.

Un discorso democraticamente assai ambiguo. Sostiene infatti che a decidere è sempre una "classe dirigente" ulteriore rispetto a quella politica e comunque sottratta a sistemi di selezioni democratici.
Un "classe" dirigente è tale a prescindere (dalla politica e dalla democrazia).
Una tesi senz'altro antidemocratica.
Cacciari è infatti convinto che per 'fare politica' occorra una "immensa competenza tecnica", che si presume il popolo non abbia, soprattutto che certe competenze e certi progetti strategici devono essere condivisi con appunto una "classe dirigente" extrademocratica e antidemocratica, cioè "non selezionata con metodo democratico". Viva la faccia.
Salta poi a dire che oggi tecnica e politica, burocrazia e democrazia si sono scissi, donde la crisi di sistema.
Ma non erano già scissi dall'inizio? Almeno dal 45 quando appunto l'alleanza tecnica-burocrazia-politica si sarebbe saldata fuori del vincolo-controllo democratico?
Che cazzo dice Cacciari?
Che comunque conclude dicendo che oggi siamo di fronte al "de profundis della demcorazia raperpsentativa". Ma perché fino ad ora cosa era stato? Non aveva detto che almeno dal 45 la classe dirigente si è integrata in una prospettiva aristocratica ovvero extrademocratica?

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