Antipolitica e tecnica

Natalino Irti è tornato a ragionare del ruolo dei tecnici e della élite rispetto al problema della politica e della sua crisi.
Riprende il discorso a partire dalla brexit, dal fatto che il popolo sovrano ha deciso, una volta di più, contro i tecnocrati dell'Europa e quindi contro l'Unione Europea in quanto tale.
La politica, ricorda Irti, è non solo fenomeno sempre relativo e dunque non definibile una volta per tutte, ma soprattutto è fenomeno complesso; in ogni decisione politica "entrano in gioco fedi religiose, ideologie, progetti economici, interessi di ceto, emozioni collettive", niente che possa essere esaurito e controllato da una "competenza tecnica", in grado da sola di determinare "i fini della collettività" e che, men che meno, possa definire "erronea" la decisione del popolo sovrano. L'alternativa in politica è sempre fra posizioni diverse e appunto alternative, mai però una vera e l'altra sbagliata. In democrazia almeno, è così. Saranno le procedure di decisione democratica a stabilire quale delle posizioni vince e quale perde, ma non quale è vera e quale è falsa.
La conclusione è limpida: "non c'è spazio per élite tecnocratiche, che giudichino 'erroneo' o 'scorretto' il corso reale delle cose".
Con la brexit (ultimo caso in ordine di tempo) le élite sono state sconfitte politicamente, ne devono prendere atto e domandarsi dove hanno sbagliato. Dov'è l'errore. Il loro. 


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