Movimenti, partiti, Occidente

Sosteneva Georg Lukacs in una conversazione del lontano 1967: "vorrei sottolineare la parola movimento: oggi mi sembra illusoria la la probabilità che entro breve tempo si formi, da qualche parte in Occidente, un partito socialista radicale. E' importante allora creare un movimento che ponga permanentemente queste questioni all'ordine del giorno e che mobiliti continuamente settori via via più ampi per la lotta contro la manipolazione", cioè contro lo sfruttamento, l'alienazione, l'ideologia, ecc.

Lukacs dunque riconosceva, già prima del '68, l'importanza dei movimenti, ma senza mai dimenticare il ruolo dei partiti; da una parte diceva infatti: "il compito di un movimento è di infondere una dinamica permanente alla forza esplosiva di questi moti di opposizione", dall'altra però da vecchio leninista restava convinto che "non si può sviluppare l'ideologia dall'interno del movimento ma, al contrario, bisogna portarla dall'esterno", fondamentalmente ad opera del partito politico. 
Insomma i due livelli, movimento e partito, devono andare insieme. Né movimentismo né politicismo. Infatti si diceva del tutto d'accordo con Wolfgang Abendroth laddove dice va che "senza comunicazione con le grandi organizzazioni dei lavoratori, le masse non hanno la forza necessaria per farsi valere". 

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