Su Croce

Il Foglio ha pubblicato un estratto da un libro di Ocone su Benedetto Croce. E' tutta una lagna sul "totalitarismo". Categoria che Croce usò sempre di malavoglia essendo estranea all'impianto di fondo del suo pensiero politico.
Vinta la guerra contro il nazi-fascismo, furono "annientate le forze antifasciste" (così si legge sul giornale, si spera Ocone volesse dire le "forze fasciste"; anche se poi parla di "cosiddetta Resistenza" secondo il miglior Jargon revisionista-fascista); sorse allora una alleanza anticomunista di cui Croce fu parte, per contrastare l'"egemonia" in campo culturale che, particolarmente in Italia, i comunisti riuscirono a conquistare. Ma conquistare "egemonia", in paesi democratici e con metodi democratici, non è una colpa è un merito.
Continua dicendo che "l'antifascismo diventò l'ideologia dominante della Repubblica", il che a quello di "cosiddetta Resistenza" deve dispiacere (come dispiace a tutti i fascisti). Per altro dimenticando che Croce, dopo l'iniziale filofascismo degli anni 20 (Ocone nel brano pubblicato sul Foglio non lo ricorda, cioè trascura la responsabilità del liberalismo italiano per la nascita del totalitarismo nostrano), rimase profondamente antifascista anche in tutti gli anni del dopoguerra che gli capitò di vivere. Fu uno dei maggiori artefici  di quel peculiare nesso fra costituzione e antifascismo che denota in modo originale la nostra Carta.
La parte filosofica del saggio è poi ancora più misera. Cita opere a casaccio senza reale intelligenza delle stesse, del saggio "l'Anticristo che è in noi (del 1947) dice che critica il pensiero "astratto" che, tanto per cambiare, sarebbe "un altro dei tratti distintivi del totalitarismo". Ma tipico del pensiero totalitario è semmai il pensiero assoluto, non la mera astrazione (che il marxismo primo fra tutti criticava, ad esempio con riferimento ad Hegel, ma anche a Feuerbach e al giovane hegelismo). Croce parlando dell'Anticristo parla piuttosto della ipostatizzazione-assolutizzazione del negativo, che altrimenti invece in un rapporto relativo al bene, al positivo, opera proficuamente "in noi". Il nazismo strumentalizzando Nietzsche e poi in seguito con Heidegger, Schmitt ecc aveva appunto realizzato quel "male assoluto" di cui la Shoah era stato il culmine.
Ma il liberalismo di Croce non cessa mai di essere, nel migliore dei casi, a-democratico, Ocone se la cava dicendo che egli prende atto dell'avvento delle "masse" nel 900, mantenendo però "una certa diffidenza liberale" verso le masse stesse. Si tratta di ben altro: della esiziale elisione fra liberalismo e democrazia di cui Croce fu il primo dei teorici; da giovane, donde la ricordata infatuazione iniziale per il fascismo, ma anche fino all'ultimo dei suoi giorni. 
I limiti di fondo, teorici e storici, del liberalismo italiano non sono mai stati emendati dal liberalismo stesso. Prima di lamentarsi della "egemonia" conquistata dalle forze originariamente anti-sistema (comunisti e cattolici) ci si dovrebbe interrogare su chi l'"egemonia", del fascismo prima e di quelle forze poi, rese possibile. 

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