Marx recensione
Pubblico la recensione al mio libro su Marx (Critica e sistema. Filosofia del giovane Marx, Manifestolibri) uscita sul giornale on-line "L'Opinione". Ovviamente le conclusioni della recensione impegnano solo l'autrice.
LA FILOSOFIA DEL GIOVANE MARX NEL LIBRO DI VANDER
di
“L’Opinione” (23 giugno 2017)
Con il crollo del comunismo era plausibile pensare ad una stasi dell’enorme
letteratura dedicata al pensiero di Karl Marx, sviluppatasi dalla fine dell’Ottocento
a tutto il Novecento. Invece, oggi si assiste ad un’autentica e significativa
“Marx renaissance”. Ciò evidenzia il modo inadeguato di come Marx è stato letto
nel passato, in circostanze storiche fortemente connotate dalla passione
politica. Le più svariate esigenze di partito hanno troppo condizionato, spesso
con polemiche infuocate, gli studi sul pensiero del fondatore del socialismo
scientifico.
È sufficiente pensare, solo per citare una delle contrapposizioni più note,
allo scontro tra Kautsky e Lenin, che è all’origine della divaricazione tra
socialismo riformista e comunismo. Oggi quelle controversie sono decisamente
lontane e, quindi, è possibile accostarsi al pensiero di Marx “sine ira et
studio”, dando così vita ad una nuova fase interpretativa.
Fabio Vander brillante allievo di Gennaro Sasso, con “Critica e sistema. La
filosofia del giovane Marx” (Manifestolibri 2017, pagine 368, euro 28), da
alcuni giorni nelle librerie, s’inserisce in questo nuovo corso. Quella di
Vander è una lettura assai analitica degli scritti del giovane Marx fino al
Manifesto del partito comunista (1848), che si sviluppa avendo come riferimento
l’ampio dibattito teorico nell’arco di quasi centotrent’anni, da Labriola a
Zizek, che costituisce la seconda parte del suo lavoro. L’attenzione
dell’autore è volta a una lettura che si colloca in una sistemazione
concettuale strettamente metafisica. La sua analisi si concentra sulla
contrapposizione dialettica-ontologia: dal suo punto di vista è una questione
centrale nel giovane Marx, che permane costantemente in tutta la fase
successiva e segna, “malgré” Marx, anche il motivo dell’esito totalitario del
pensiero marxista.
In sostanza, secondo Vander in Marx è irrisolto il rapporto tra divenire ed
essere, sicché al termine dello svolgimento dialettico, caratterizzato dalla
politica e dalla rivoluzione, si arriva alla realizzazione dell’essere che dopo
il crollo del capitalismo si concretizza nell’avvento del comunismo. Un
desolante essere perfettissimo di stampo parmenideo, assolutamente immobile che
spiega l’essenza totalitaria del comunismo. Vander approda a queste conclusioni
perché inquadra un Marx costretto in una linea tutta metafisica e di stampo
hegeliano, che ha caratterizzato, tra le tante, anche la lettura che fece Lenin.
Dunque, in modo assai originale e attraverso la descrizione di un percorso
logico assai coerente, il punto di vista di Vander coincide con quello dei
liberali e dai socialisti riformisti nella loro critica al marxismo nella
versione leninista. Insomma, il percorso analizzato da Vander è quello
caratterizzato dall’errore di ridurre tutto a filosofia, per cui, venendo meno
le distinzioni all’interno dell’essere, si cade, per usare il termine di
Benedetto Croce, nel “filosofismo”. Ma di Marx esiste anche la lettura
antimetafisica e anti-leninista, che si è sviluppata da Kautsky a Saragat
(raffinato studioso marxista, prima di dedicarsi totalmente alla politica) ed è
auspicabile che Vander possa occuparsi di questo secondo orientamento in un suo
prossimo studio.
Commenti
Posta un commento