Referendari e politica
Bene ha fatto
Marco De Luca nella sua lettera al Manifesto del 16 novembre a parlare di
“schianto Brancaccio”. In effetti l’area di referendari “civici” che ha
annullato la sua assemblea prevista per il 18 ha evidenziato tutta la propria
“sprovvedutezza” e “inconsapevolezza”. Hanno variamente incolpato i
‘partitini’, il loro ‘politicismo’, ecc., ma sono gli stucchevoli corollari di
una mai esausta retorica antipolitica.
Non è dubbio
che la crisi della sinistra genera mostri. Sia interni al piccolo campo delle
forze organizzate, sia però nell’area presunta più vasta intorno. Il problema è
comune. Certo non c’è un “basso” che sia più avanti di un “alto” politicista e
autoreferenziale. La “società civile” è un problema per la sinistra,
esattamente come i suoi partiti. Solo chi è sprovveduto o inconsapevole può
credere diversamente.
La fase
successiva al post-4 dicembre è rivelativa. È passato ormai un anno senza che
nessuna conseguenza coerente sia stata tratta. È mancato un progetto politico
che raccogliesse la domanda del 4 dicembre.
La “società
civile”, quella vera, una volta di più ha dovuto prendere atto che o fa da sé (con
la democrazia diretta, con il referendum) o non può contare su di noi. Né
“apocalittici”, né “integrati”. Né movimenti né partiti.
Ma una
democrazia moderna non funziona così. Ci vogliono entrambi. Diretta e
indiretta, movimenti e partiti. Dovrebbe essere l’A,B,C della politica.
Dare la colpa
ai partitini non è che non sia vero, è inutile, lascia nello stesso problema
cui si vorrebbe ovviare.
Del resto i
comitati referendari che cosa hanno fatto se non avvolgersi in dieci mesi di
chiacchiere e di assoluta insipienza politica?
Penso alla
riforma elettorale: invece di produrre decine di ricorsi alla Corte o ai
Tribunali, forse si poteva elaborare una propria proposta di riforma elettorale,
preparare un articolato, raccogliere le firme dei cittadini, costringere le
forze politiche a fare i conti con noi. Insomma: fare politica.
Si può
ovviare? Solo se ci si pone all’altezza della domanda che viene dalla società. In
questa chiave il progetto di una lista unitaria della sinistra va tenuto fermo.
L’area dei referendari potrà certo contribuire alla stesura del programma e
alla selezione dei candidati. Bisogna ricostruire le condizioni politiche di un
rapporto che è nell’interesse di tutti. E che di tutti ha bisogno, perché “la
sovranità appartiene al popolo”, ma essa “la esercita nelle forme e nei limiti
della Costituzione”. E la “forma” indispensabile a “determinare la politica
nazionale” sono, ex art. 49, i partiti politici.
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