Ma deve dircelo Edward Luce?

Edward Luce è un'editorialista del Financial Times ed ha rilasciato una interessante intervista a Federico Rampini su Repubblica. Alla intelligente domanda di Rampini sul fatto che "Trump e i suoi omologhi europei sono i sintomi e non le cause della malattia" cioè del populismo e dell'antipolitica e che "la sinistra ha smesso di rappresentare i lavoratori e i ceti medio-bassi", Luce risponde che per trovare le cause "bisogna risalire alla fine della guerra fredda, quando la sinistra si separò dalle sue radici marxiste".
Di qui il volgersi verso la propria destra che portò "a una revisione ideologica  profonda, alla Terza Via, allo spostamento verso il centro. La sinistra divenne l'establishment". Di conseguenza il passaggio alle politiche di liquidazione dei diritti del lavoro e di flessibilizzazione coatta; si credette davvero che "i lavori meno remunerati sarebbero scomparsi, che tutti sarebbero saliti sulla scala sociale" ecc. E invece avvenne il contrario: pauperizzazione di massa e aumento delle diseguaglianze; dopo la crisi del 2008 "i danneggiati non avevano più voce, una rappresentanza. La sinistra era establishment, la tecnocrazia". Il populismo cominciò a crescere allora e per queste ragioni specifiche.
Crisi della sinistra e crisi della democrazia poi vanno insieme. Perché evidentemente "è difficile garantirsi una sostegno popolare alle democrazie quando i benefici dell'economia sono distribuiti con disparità così estreme" ovvero "l'ineguaglianza economica alimenta squilibri nel potere politico".
La sinistra avrebbe molto da imparare. 
Ma soprattutto il centro-sinistra merita di scomparire dalla scena politica italiana.

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