Bettini e l'autocritica

Bettini è molto netto nell'analisi del voto del 4 marzo e nella valutazione della reazione del principale sconfitto, il PD. Parla di una autocritica inadeguata e di "divisioni che si acuiscono ancor di più in un quadro di complessiva irresponsabilità. Esse ormai riguardano le stesse prospettive di fondo del PD".
Questo "marasma" toglie al PD "ogni possibilità di iniziativa politica" e invece secondo Bettini si dovrebbe aprire ai 5S a certe condizione, cioè ponendo i temi del rispetto dell'Europa e della sua riforma, di una "fiscalità progressiva", del "sostegno ai giovani per la formazione e l'inserimento nel mondo del lavoro". Se accettate queste potrebbero essere le condizioni di un appoggio esterno ad un esecutivo 5S.
Dato invece l'attuale stallo del PD Bettini sembra prendere una distanza critica, dicendo che se Renzi va nella direzione di un Macron italiano, lui pensa ad un "campo progressista e della sinistra che si organizzi per una via del tutto nuova". Sembra l'auspicio di una rottura del PD, appunto fra un'ala macroniana e una di sinistra, salvo "nel futuro allearci in una coalizione democratica di governo". Ci dovrebbe essere una sorta di divisone del lavoro: i macroniani che recuperano consensi moderati e invece un "lavoro autonomo della sinistra" (scil. una sinistra autonoma) che dovrebbe puntare a recuperare l'elettorato storico della sinistra.
Poi però Bettini con una improvvisa giravolta dice che non è "inevitabile" la scissione del PD e passa a dire quale potrebbe essere l'alternativa. Il PD dovrebbe darsi generici "luoghi" in cui ritrovare la società italiana, secondo campagne dirette da un incredibile "comitato misto" formato dal 25% da intellettuali, dal 25% di provenienza dal mondo del lavoro ecc. Comitati poi da costituirsi "provincia per provincia, città per città" ecc.
Uno legge queste cose e si chiede che farsene. 

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