D'Alema e l'autocritica

D'Alema sul Manifesto (10-4) si produce in una di quelle autocritiche che tanto piacciono ai dirigenti della sinistra italiana (le cui autocritiche sono di solito più belle -anche se meno profonde- delle loro sconfitte).

Il disastro elettorale del 4 marzo è letto come crisi del bipolarismo degli anni 90 (Forza Italia/DS, oggi PD), sostituito dall'odierno bipolarismo 'dei populisti'. Una tendenza già manifestatasi con la vittoria 5S del 2013 e poi ribaditasi con la sconfitta al referendum costituzionale del 2016 e appunto con le politiche di quest'anno.
Viene poi riscontrato il fatto che la tendenza alla vittoria dei populismi è marcata anche in Europa e richiede all'UE di "orientarsi verso la crescita, l'inclusione sociale e la tutela dei cittadini del nostro continente", solo infatti cambiando le politiche economiche che sono responsabili tanto della crisi globale del 2008 quanto dell'aumento insopportabile delle diseguaglianze si potrà seriamente contrastare la rivolta populista e antipolitica.
D'Alema parla espressamente di "subalternità del socialismo europeo al neoliberismo" e di conseguenza della politica al "dominio dell'economia". Considera altresì un errore, anzi un "suicidio", aver insistito dopo la crisi del 2008 con le politiche di "terza via".
Perché però ha fallito anche la sinistra radicale? D'Alema ammette che la proposta di Leu non è apparsa innovativa, né nelle politiche né nel personale politico (basti vedere chi è stato candidato, eletto e rieletto).
La sinistra non è insomma riuscita ad offrire al Paese, che pure lo richiedeva con forza, una nuova politica economica e sociale. Di qui il consenso alle forze populiste. 
Il problema si evidenzia però quando dall'analisi si passa alla proposta.
D'Alema insiste infatti nel dire che Leu, che pure deve continuare e strutturarsi, deve  porsi "come elemento propulsore di un nuovo centrosinistra".
Ma così siamo da capo. Dov'è l'innovazione? Dov'è il rifiuto delle politiche di "terza via"? Che cos'è stato il centrosinistra in Italia e in Europa se non la politica di "terza via"?
Va dato eterno merito a Nanni Moretti per aver detto che "con questi dirigenti non vinceremo mai!". Né, seguendone le analisi, capiremo mai niente.

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